Cambiano le scadenze dei pagamenti delle tasse con la possibilità di pagarle ogni mese: una vera rivoluzione per le partite IVA.
L’8 gennaio 2024 è stato pubblicato il decreto con le norme per la semplificazione degli adempimenti tributari per i lavoratori autonomi. Il decreto conteneva la possibilità per i lavoratori autonomi di rateizzare il pagamento del saldo e del primo acconto in sette mesi invece che in sei.
Nello stesso tempo, c’era anche la possibilità per le partite IVA fino a 170mila euro di reddito di dilazionare e quindi di prorogare a gennaio, senza interessi, il pagamento del secondo acconto da spalmare in cinque rate (di solito si paga in una unica soluzione il 30 novembre). Però, il decreto è valido solo per il 2024 ma il governo sta lavorando affinché anche quest’ultima novità diventi strutturale. Tuttavia, le novità non finiscono qui.
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Alberto Gusmeroli, l’autore della riforma e presidente della commissione Attività produttive di Montecitorio e responsabile per le materie fiscali della Lega che annuncia: «Contiamo di intervenire con un decreto nei prossimi tre mesi».
La nuova misura garantirà maggiore liquidità alle imprese e ai professionisti, in questo modo il Fisco sarà più equo con chi possiede la partita IVA e ha difficoltà nei pagamenti.
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In realtà, il governo sta lavorando anche a un’altra importante novità che rivoluzionerà le partite IVA: la rateizzazione dei contributi previdenziali INPS che attualmente si versano il 30 novembre di ogni anno insieme al secondo acconto.
Però, quest’anno circa 3,5 milioni di lavoratori autonomi (professionisti, artigiani e commercianti fino a 170mila euro di reddito tra ricavi e compensi) hanno potuto usufruire della maxi-rateizzazione di novembre con il pagamento del secondo acconto prorogato per altri 5 mesi.
Se la misura diventerà strutturale tutte le partite IVA a partire dal 2024 potranno versare le tasse nell’arco dell’anno e su un reddito effettivo e, quindi non in anticipo su un reddito presunto. Di conseguenza, sparirà la ritenuta d’acconto che non avrebbe più ragione di esistere.
Infine, aggiunge Gusmeroli «l’operazione non comporta costi per lo Stato», ovvero sarà a costi zero, perché gli incassi non cambieranno anche se versate successivamente.
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