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Pensioni

È possibile smettere di lavorare a 64 anni? È un’occasione irripetibile

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Antonia Festa

Grazie alla pensione anticipata contributiva si può smettere di lavorare anche a 64 anni, ma la Legge di Bilancio ne ha ristretto la portata.

La Manovra finanziaria ha apportato novità fondamentali alla pensione anticipata contributiva, destinata a coloro che hanno compiuto 64 anni di età e che possiedono 20 anni di contributi.

Quando si può andare in pensione a 64 anni? (gazzettapmi.it)

Da quest’anno, infatti, sarà necessario anche che la prestazione spettante sia pari almeno a 3 volte l’Assegno sociale (cioè a 1.603,23 euro) e, dunque, non più a 2,8 volte. Quest’ultimo presupposto rimarrà valido esclusivamente per le donne con un figlio; per le lavoratrici che hanno due figli, invece, la soglia sarà pari a 2,6 volte.

Un’altra importante novità è la previsione di una finestra di 3 mesi per l’erogazione della pensione e un tetto massimo riconoscibile pari a 5 volte il trattamento minimo. Di conseguenza, l’assegno spettante non potrà essere superiore a 2.993,05 euro, fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.

Rimane invariata la platea dei beneficiari, circoscritta ai cd. contribuenti puri, ossia a coloro che hanno iniziato a versare i contributi a partire dal 1° gennaio 1996, e a coloro che hanno scelto il computo presso la Gestione Separata.

Ma quale anzianità contributiva è necessaria per smettere di lavorare a 64 anni? Scopriamolo.

Leggi anche: “In pensione a 64 anni se si raggiunge questo importo dell’assegno“.

Pensione a 64 anni: quanti contributi servono?

I lavoratori che, nel 2024, intendono beneficiare della pensione anticipata contributiva con 64 anni di età devono necessariamente maturare un montante contributivo di almeno 402.044,56 euro.

Chi può accedere alla pensione anticipata contributiva? (gazzettapmi.it)

Il raggiungimento di tale presupposto non è, tuttavia, semplice perché presuppone dei versamenti molto generosi durante l’intera vita lavorativa del contribuente. In media, in 20 anni sono richiesti circa 18 mila euro annui.

Questo significa che bisogna percepire uno stipendio medio annuale superiore a 54.500 euro oppure un reddito medio come libero professionista iscritto alla Gestione Separata di 72 mila euro.

Leggi anche: “Pensione quota 103, i motivi per cui dire “no” alla misura“.

Alle lavoratrici che, invece, hanno un figlio occorrerà avere un montante contributivo pari ad almeno 375.242,09 euro e, dunque, dovranno versare annualmente almeno 16.750 euro. Tale requisito può essere maturato esclusivamente da coloro che ricevono uno stipendio medio superiore a 50.757 euro annui o che hanno un reddito medio come libere professioniste iscritte alla Gestione Separata di 67 mila euro.

Più fortunate sono le donne con due o più figli, per le quali è richiesto un montante contributivo pari ad almeno 348.439,62 euro, raggiungibile con versamenti di 15.550 euro annui e, dunque, con uno stipendio superiore a 47.121 euro all’anno oppure un reddito medio di 62.200 euro, come libere professioniste iscritte alla Gestione Separata.

Tutti i presupposti evidenziati si riferiscono a coloro che hanno 20 anni di contributi. Se l’anzianità contributiva è maggiore, ovviamente la pensione anticipata contributiva sarà accessibile anche a chi ha stipendi e redditi più bassi.

Antonia Festa

Sono una giurista, grande appassionata del mondo classico, di letteratura, politica, musica, teatro e cinema, divoratrice di serie TV. Sono socia di una compagnia di teatro amatoriale e ho curato la sezione 'Intrattenimento' per un giornale online, recensendo film e spettacoli televisivi e teatrali. Attualmente, lavoro come web content writer, occupandomi soprattutto di temi di natura previdenziale ed economica, che mi permettono di coltivare e approfondire il mio interesse per il diritto.

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