Rimborso per le spese di affitto e mutuo: la straordinaria agevolazione riservata ai dipendenti

I lavoratori dipendenti potranno ottenere il rimborso dei costi affrontati per l’affitto e il mutuo relativi alla prima casa.

Per tutto il 2024, tra i fringe benefit erogati dal datore di lavoro in favore dei dipendenti rientrano anche le somme di anticipo o i rimborsi per le rate dell’affitto e del mutuo per la casa di abitazione.

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Tra i fringe benefit rientrano anche i rimborsi per le spese di locazione e gli interessi dei mutui per la prima casa (gazzettapmi.it)

Nel dettaglio, l’agevolazione potrà essere utilizzata anche per tutte le spese collegate alla locazione, come quelle relative alle imposte di registro e bollo, alla tassa sui rifiuti, alle spese condominiali e quelle per le utenze domestiche di luce, gas e acqua.

Non è, inoltre, richiesto che le spese siano intestate al conduttore; quello che conta, infatti, è che siano state affrontate dal lavoratore dipendente, dal coniuge o dai suoi familiari in qualità di conduttore.

Relativamente agli interessi del mutuo per la prima casa, invece, l’esenzione fiscale e contributiva è consentita solo per la quota di interessi e non anche per la quota capitale.

Rimborso affitto e mutuo sulla “prima casa”: cosa si intende con tale espressione?

La detassazione sui rimborsi per l’affitto e il mutuo sono possibili solo se riguardano la prima casa.

prima casa fringe benefit
Requisiti per ottenere i fringe benefit sulla prima casa (gazzettapmi.it)

La nozione di “prima casa“, tuttavia, potrebbe non corrispondere a quella di “abitazione principale” e variare tra il mutuo e la locazione. In particolare, le agevolazioni sulla prima casa necessitano di un atto traslativo del diritto di proprietà e di altri diritti reali e si rifanno alle imposte indirette sull’acquisto di un immobile.

Le agevolazioni fiscali sull’abitazione principale, invece, si riferiscono alle imposte dirette e all’IMU. Non necessitano di alcun atto traslativo della proprietà ma presuppongono che sia fissata la dimora abituale presso un immobile posseduto dal proprietario o dal conduttore.

Di conseguenza, per le spese di affitto non si potrebbe propriamente parlare di prima casa, ma dell’immobile a uso abitativo in cui il dipendente, il coniuge o un familiare dimora abitualmente. Nell’ipotesi degli interessi sul mutuo, invece, può trovare applicazione la nozione di prima casa, perché c’è bisogno del trasferimento della proprietà dell’immobile.

Facciamo un esempio. Tizio è un dipendente senza figli a carico, con un reddito complessivo per il 2024 di 25 mila euro. Sottoscrive un mutuo a tasso fisso con interessi nel 2024 pari a 4 mila euro. Applicando la detrazione si avrà:

  • imposta lorda di 5.750 euro;
  • importo da detrarre pari a 760 euro;
  • IRPEF da pagare pari a 4.990 euro;
  • interessi pari a 3.240 euro;
  • costo totale di 8.230 euro.

Da parte del datore di lavoro, invece, si avrà:

  • imposta lorda di 5.750 euro;
  • quota pari a mille euro per gli interessi rimborsati dal datore;
  • cifra da detrarre pari a 570 euro;
  • IRPEF dovuta di 5.180 euro;
  • spesa per il pagamento degli interessi di 2.430 euro;
  • costo totale pari a 7.610 euro.
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