I lavoratori caregivers possono richiedere il cd. congedo straordinario. Le modalità di fruizione dell’agevolazione, però, non sono uguali per tutti.
I lavoratori dipendenti che prestano assistenza a un familiare disabile grave possono, grazie al congedo straordinario, assentarsi dal lavoro per un periodo massimo di due anni, percependo una speciale indennità, erogata dall’INPS.
Si tratta, dunque, di un’aspettativa dal lavoro retribuita, fruibile anche in modalità frazionata, in giorni ma non in ore.
Possono richiedere il congedo straordinario soltanto alcuni familiari, secondo uno specifico ordine di priorità. Nel dettaglio: il coniuge, la parte civile o il convivente di fatto del disabile grave, il padre o la madre, il figlio convivente del disabile, il fratello o la sorella convivente, un parente o affine entro il terzo grado convivente. Il diritto passa al familiare collocato gerarchicamente in una posizione inferiore soltanto se quello che avrebbe la precedenza è deceduto, mancate o affetto, a sua volta, da patologie invalidanti.
Nel caso in cui il disabile grave sia ricoverato a tempo pieno presso una struttura sanitaria (pubblica o privata), non si può richiedere il congedo, a meno che il paziente non debba recarsi fuori dalla struttura per effettuare cure o visite, sia in stato vegetativo permanente oppure sia affetto da prognosi nefasta a breve termine.
Il lavoratore in congedo ha diritto a percepire un’indennità pari all’ultimo stipendio ricevuto prima della fruizione dell’agevolazione, calcolata sulle sole voci fisse della busta paga.
Durante il periodo di assenza dal lavoro non si maturano ferie, tredicesima, quattordicesima e TFR, ma si ha diritto alla contribuzione figurativa INPS, ai fini del diritto della pensione.
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Per usufruire del congedo straordinario è necessario presentare apposita domanda.
La procedura, tuttavia, varia a seconda che il richiede sia un dipendente privato o un dipendente pubblico. I dipendenti privati devono inviare la richiesta all’INPS tramite il cd. Modulo SR10. I dipendenti pubblici, invece, devono presentare istanza non all’INPS ma direttamente all’Amministrazione presso la quale prestano attività lavorativa.
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Un’altra differenza tra lavoratori pubblici e privati riguarda il rientro a lavoro anticipato (ad esempio, in caso di decesso del disabile). I dipendenti privati devono avvertire il datore di lavoro, con un preavviso di almeno 7 giorni, affinché abbia il tempo di organizzare le attività.
I dipendenti pubblici, invece, devono avvertire l’Amministrazione per cui lavorano e attendere di essere formalmente autorizzati al rientro.
Durante il congedo vige il divieto di licenziamento; il datore, infatti, non può licenziare il beneficiario del congedo per il semplice fatto che è assente, può farlo solo per altre ragioni, ad esempio in caso di crisi aziendale o per giusta causa.
Ricordiamo, tuttavia, che sia l’INPS sia il datore di lavoro potrebbero predisporre dei controlli, per verificare il corretto utilizzo del congedo. Per evitare sanzioni, dunque, è sempre opportuno non allontanarsi dalla propria abitazione senza giustificazioni o per motivi che non sono ricollegabili al dovere di cura e assistenza del disabile.
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