Di nuovo l’IMU sulla prima casa? Questa è la richiesta che l’OCSE fa all’Italia, insieme ad altre proposte di rilievo.
Attenzione alle raccomandazioni OCSE aventi ad oggetto le politiche fiscali e previdenziali del nostro paese. Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, infatti, l’Italia non starebbe facendo abbastanza per favorire la crescita economica: le regole introdotte non basterebbero infatti ad avere un fisco più equo e a rispondere con precisione alle necessità di una vera e propria giustizia sociale.
Inoltre, le misure attuali non sarebbero sufficienti a migliorare il rapporto debito pubblico-PIL, ma il problema deficit va in qualche modo affrontato, in modo da consentire al paese di fare maggiori e più lungimiranti investimenti. In particolare, OCSE ha posto l’attenzione sulla tassazione degli immobili che – a suo dire – andrebbe riveduta e corretta. Vediamo come.
In una Survey recente l’OCSE ha toccato vari nodi che riguardano fisco e previdenza in Italia e oltre ad aver raccomandato di correggere i criteri di assegnazione delle pensioni di reversibilità (tema però non all’ordine del giorno del Governo) e di cancellare i canali preferenziali di accesso al trattamento previdenziale, l’organizzazione ha preso parola sulle tasse del patrimonio.
L’Organizzazione ha, in particolare, raccomandato all’Italia di aumentare l’importo delle tasse di successione, oggi tra quelle più ridotte delle economie occidentali, non toccando però i patrimoni modesti. La finalità sarebbe duplice: creare nuove entrate senza andare a pesare sulla crescita economica e sollecitare la redistribuzione di ricchezza fra generazioni. Si sa infatti che oggi una piccola percentuale di cittadini detiene una grande fetta della ricchezza in Italia.
Non solo: l’Organizzazione vorrebbe la reintroduzione in Italia dell’IMU sulla prima casa, ovvero un’imposta che fu introdotta ai tempi del governo Monti e che sull’abitazione principale fu attiva fino al 2013. Il ritorno di questa tassazione comporterebbe altre nuove entrate e contribuirebbe alla crescita interna.
D’altro lato, è vero che le entrate fiscali che scaturiscono dalla tassazione sugli immobili in Italia sono in media con quelle dei paesi dell’area OCSE, ma questo è legato soprattutto all’alto numero di proprietari di immobili nel nostro paese, più che al meccanismo della tassazione così come è applicata oggi.
Ciò che indica l’OCSE non è vincolante come, invece, può esserlo il contenuto di un atto dell’Unione Europea: la Survey di gennaio altro non è che un documento le cui linee guida non debbono, per forza, essere rispettate dal nostro paese.
Tuttavia quanto contenuto nell’analisi può essere interpretato come una sorta di campanello d’allarme per quanto riguarda i conti pubblici interni. L’OCSE sa bene del deficit e del debito pubblico del nostro paese, ed offre soluzioni o consigli per provare a migliorare la situazione. Starà all’Italia valutare se, e in che misura, seguire queste indicazioni, posto che non si tratta comunque di direttive o regolamenti UE.
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