L’impennata dei mercati azionari ha riportato alla ribalta i Fondi pensione. Ma sono davvero la soluzione ideale per i contribuenti?
Le rendite dei Fondi pensione sono di nuovo superiori a quelle del TFR.
Attenzione, tuttavia, a cantar vittoria perché i dati vanno considerati alla luce dei risultati globali che, al contrario, mostrano come solo ultimamente c’è stata una crescita dei rendimenti dei Fondi pensione.
Le informazioni relative al 2023 dimostrano che i Fondi pensione sono stati caratterizzati da ricavi maggiori rispetto al TFR. Nel mese di dicembre, infatti, la rivalutazione del Trattamento di Fine Rapporto è stata dell’1,95%, mentre quella dei Fondi di circa il 2,3% (con picchi del 3% per le linee azionarie).
Ma per quale motivo c’è stata questa differenziazione? I fattori che hanno influito su tale fenomeno sono molteplici, tra cui la composizione delle asset class (azioni, obbligazioni e liquidità) su cui investono i Fondi pensione. E, di norma, le azioni comportano un guadagno maggiore rispetto alle obbligazioni e alla liquidità.
Il TFR, invece, è caratterizzato da rendimenti che variano a seconda del tasso di inflazione. Se da un lato questo comporta una maggiore sicurezza, perché è quasi improbabile che possano scendere in negativo (come, invece, è avvenuto nel 2022 con i Fondi pensione), dall’altro assicura dei guadagni inferiori.
Quali sono i rischi collegati ai Fondi pensione?
Sostenere che i Fondi pensione hanno nuovamente battuto il TFR è corretto solo in parte, perché non si può non considerare l’intero orizzonte temporale di investimento, soprattutto perché chi intende accedere a una pensione integrativa e non può non valutare la situazione nel lungo termine.
Se, inoltre, si analizzano gli ultimi dieci anni, si nota come quasi tutti i Fondi pensione hanno riportato rendimenti inferiori rispetto al TFR.
In particolare, i ricavi relativi ai Fondi pensione, a causa del default del 2022, sono stati molto contenuti. I garantiti hanno portato guadagni miseri, intorno allo 0,7%, gli obbligazionari puri alcun ricavo, gli obbligazionari misti sono risaliti del 2,4% e, infine, quelli bilanciati del 2,7%. Soltanto i Fondi negoziali azionari hanno assicurato delle rendite del 4,7%.
Da tale quadro emerge come, nel lungo periodo, non è possibile parlare di una vera e propria convenienza dei Fondi sul TFR. L’unico vero vantaggio, infatti, riguarda l’aspetto fiscale, perché i contributi accreditati presso i Fondi pensione possono essere dedotti dal reddito imponibile.
Anche se potrebbero essere una soluzione appetibile per assicurarsi una rendita aggiuntiva più elevata, in realtà non c’è una reale certezza che le somme investite nei Fondi possano, poi, garantire gli introiti sperati.
In conclusione, bisogna sempre attentamente valutare i vari rischi connessi al mercato, che difficilmente consentono di ottenere rendimenti superiori a quelli degli altri prodotti di investimento.