La TARI è una delle più note tasse italiane. Legata alla produzione di rifiuti, ecco 2 obblighi su cui è fondata.
I contribuenti in regola con i pagamenti delle tasse possono attivarsi e contestare addebiti, che ritengono non giustificati o corretti. E ciò anche in riferimento alla cd. TARI, la nota tassa sui rifiuti o sulla spazzatura, introdotta al fine di coprire i costi collegati al servizio di raccolta e smaltimento di essi. Come indica la legge, essa grava su coloro che possiedano o detengano a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, in grado di produrre i rifiuti stessi.
Ebbene, anche per l’imposta sui rifiuti sussistono più ragioni per opporsi all’avviso di accertamento, in ipotesi sussistano degli arretrati. Ma occhio a due importanti aspetti che attengono agli obblighi dell’ente impositore. I dettagli.
Pagamento TARI: chiarimenti sulla prescrizione
Su questi temi è di riferimento la sentenza della Cassazione n. 2029 di quest’anno. In sintesi: come contestare efficacemente il pagamento della TARI? Ebbene, occorre sapere che l’accertamento di omesso versamento dell’imposta sui rifiuti deve essere giustificato e va inviato entro 5 anni. In particolare, il pagamento di questa tassa si prescrive in 5 anni, che decorrono dal primo gennaio dell’anno posteriore a quello nel quale l’imposta è dovuta.
Di conseguenza la richiesta di versamento, inviata da parte dell’amministrazione locale, non può estendere la pretesa a periodi posteriori rispetto all’ultimo quinquennio. Ma attenzione perché il contribuente deve sapere che la prescrizione può sempre essere stoppata da un avviso di accertamento e, da quel giorno, ricomincia a decorrere da zero. In mancanza di avviso, trascorsi i 5 anni il contribuente potrà rivendicare l’avvenuta prescrizione.
Non diversamente vale per la cartella esattoriale TARI. Anch’essa si prescrive in 5 anni, con la differenza tuttavia che, in dette circostanze, il termine inizia a decorrere dal giorno posteriore a quello dell’ultimo atto notificato al contribuente. Anche di ciò bisognerà tener conto in veste di contribuente.
Pagamento TARI: l’avviso di accertamento va sempre motivato dall’ente impositore
La Suprema Corte ha evidenziato nel succitato recente provvedimento che l’avviso di accertamento TARI, emesso nei confronti del contribuente, è nullo se è senza motivazione. Quest’ultima è infatti fondamentale per comprendere le ragioni della pretesa del versamento della tassa in oggetto. Al contempo la motivazione chiara e completa permette di difendersi nel merito, contestando appunto la fondatezza delle ragioni per cui è fissato l’obbligo di pagamento. In particolare nell’avviso di accertamento della TARI, vi deve essere il dato delle annualità e dell’immobile di riferimento.
Concludendo, è dovere dell’ente impositore indicare, nell’atto impositivo, tutti gli elementi posti a base della pretesa fiscale, in modo da assicurare il rispetto del diritto di difesa del contribuente e permettergli di contestare un atto che indica un pagamento, a suo dire non dovuto.