Alcuni buoni fruttiferi postali possono avere stampato sulla cedola una sigla: CPFR. Scopriamo cosa significa.
I buoni fruttiferi postali (BFP) sono tra gli strumenti di risparmio più diffusi in Italia. Infatti, distribuiti da Poste italiane ma emessi da cassa depositi e prestiti sono sottoscritti da milioni di italiani ogni giorno.
Esistono diverse tipologie di buoni postali tutti con le stesse caratteristiche ma con diverse scadenze e rendimenti. Ad esempio, tutti i buoni possono essere rimborsati in anticipo; in questo caso però sarà restituito il capitale e gli interessi ma solo quelli maturati prima della data di rimborso. Inoltre, su alcuni buoni postali è presente una sigla CPFR (oppure PFR). Che cosa significa?
I buoni fruttiferi postali possono essere monointestati oppure cointestati, ovvero intestati contemporaneamente a più persone (massimo quattro).
La sigla CPFR fa riferimento proprio a quest’ultima opzione perché significa “con pari facoltà di rimborso”, una clausola che spiega che ciascuno degli intestatari del buono postale ha la stessa facoltà di ottenere il rimborso spettante.
In pratica, ogni intestatario può richiedere in autonomamente il rimborso del buono postale. Per fare ciò deve presentare il buono cartaceo al momento della richiesta.
Inoltre, si precisa che la facoltà di rimborso disgiunto per ciascun intestatario può essere esclusa al momento della sottoscrizione, ma deve essere esplicitamente dichiarata.
Tuttavia, sulla clausola CPFR c’è molta confusione soprattutto in caso di decesso di uno degli intestatari. Infatti, in tal caso Poste ha rifiutato il rimborso chiedendo la quietanza degli eredi del defunto. Molti i ricorsi e le sentenze in merito a questa decisione che non può essere fraintesa.
L’ultima è stata l’ordinanza numero 4280 del 10 febbraio 2022 della Corte di Cassazione che ha stabilito che il superstite può ricevere il rimborso dell’intera somma, nonostante sui buoni fruttiferi postali ci sia la clausola CPFR.
La sentenza ha chiarito, inoltre, che sui buoni non si applica la stessa normativa in materia dei libretti di risparmio poiché i primi sono pagabili a vista. Insomma, secondo i giudici prevale “l’immediata del documento rispetto all’esigenza di tutela nei confronti degli eredi del contitolare defunto”.
Quindi, nel caso citato in precedenza, il rifiuto di rimborso di poste non è legittimo.
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