Chi vive in una casa in comodato d’uso potrebbe perdere il diritto se il proprietario ne richiedesse la restituzione? Vediamo cosa dice la Legge.
La persona che dà in comodato d’uso un immobile ad un figlio oppure un parente può ad un certo punto pretenderla indietro? In base alle circostanze la risposta sarebbe positiva.
Il comodato è il prestito di un bene mobile o immobile a titolo gratuito ossia senza pretendere un ritorno economico. Il proprietario di una casa, dunque, può cederla in comodato ad un figlio o parente senza prevedere il pagamento di un canone mensile. Solitamente non si stipula nemmeno un contratto né una scrittura privata ma come si può sapere, così, quando finirà il prestito? Il proprietario potrebbe chiederne la restituzione in qualsiasi momento?
Dipende da alcune variabili. Come detto il comodato potrebbe non avere una data di scadenza precisa ma aver fissato uno scopo per cui il bene viene dato in prestito. Si presuppone, dunque, che una volta raggiunto tale scopo il bene torni al proprietario. Al contrario potrebbe esserci un contratto con data di scadenza fissata, atto che toglierebbe qualsiasi dubbio sulla restituzione. Oppure potrebbe non esserci né data né scopo della concessione.
Quando il comodato d’uso può essere interrotto?
Il terzo caso presentato – l’assenza di un contratto con scadenza e scopo della concessione – prevede la possibilità che il proprietario della casa possa richiedere indietro il bene in qualsiasi momento. Si tratta del comodato precario. C’è, però un’altra circostanza da approfondire anche in relazione alle altre situazioni.
Poniamo il caso che un contratto ci sia ma senza data di scadenza e che lo scopo concordato per la fine del comodato sia il venir meno delle esigenze abitative di una coppia. Cosa accade se la coppia si separa e ci sono figli? Si seguono le normali regole disciplinanti una separazione anche se la casa è di proprietà di una terza persona? La Legge stabilisce che il comodato di un immobile destinato alle esigenze abitative di un nucleo familiare sopravvive anche se dovesse sopraggiungere una crisi coniugale.
Il proprietario non potrebbe pretendere la restituzione della casa a meno che non ne abbia urgente necessità. Solo un improvviso bisogno permetterebbe di riavere indietro l’abitazione perché la famiglia deve essere comunque tutelata anche in caso di crisi coniugale. Il giudice soppeserà, dunque, i diritti del comodante e del comodatario prima di esprimersi valutando attentamente le esigenze abitative dei minori che potrebbero passare in secondo piano solo a fronte di un’esigenza urgente e imprevista del proprietario.