Il sistema previdenziale non è sostenibile a lungo termine. Gli italiani sono preoccupati per ciò che potrebbe accadere tra dieci/quindici anni.
La stima è di circa dieci o quindici anni al massimo prima che il sistema previdenziale italiano diventi non più sostenibile. I costi delle prestazioni sociali sono eccessivi e porteranno ad una profonda crisi.
Nell’immediato a preoccupare sono i bassi importi delle pensioni che diventeranno sempre meno equiparabili con lo stipendio a causa del sistema di calcolo contributivo. Se fosse solo questo il problema. Gli italiani temono che tra pochi anni non ci sia alcuna pensione da richiedere a causa di un sistema previdenziale sempre meno sostenibile. Il 51,65% della spesa del welfare pubblico è destinato alle prestazioni sociali. Parliamo di 157 miliardi di euro nel 2022 facendo registrare dodici miliardi in più rispetto al 2021.
Il tasso di crescita annuo è del 7,67% dal 2008 ossia tre volte superiore rispetto a quello delle pensioni. Tutti questi dati devono preoccupare. Aggiungiamo, poi, l’aumento del 6,2% del totale della spesa italiana per pensioni, sanità e assistenza. Si è arrivati nel 2022 a 559,513 miliardi di euro. La conclusione è che se le prestazioni assistenziali continueranno a costare il 50% del welfare italiano il sistema pensionistico smetterà di essere sostenibile tra 10/15 anni.
La situazione delle pensioni in Italia oggi
I dati di riferimento sono quelli del 2022. Il numero dei pensionati si è attestato sui 16.131 con un aumento di 31.666 unità in un anno. Il rapporto tra pensionati e occupati è migliorato, 1,444, ma non ha ancora raggiunto i livelli degli anni prima del Covid. Sono soprattutto gli uomini ad andare in pensione rispetto le donne grazie alla maggiore flessibilità degli scivoli introdotti negli ultimi anni, a partire da Quota 100 in poi. Se la Legge Fornero ha frenato i pensionamenti, l’andamento è ora cambiato.
Per quanto riguarda i trattamenti di natura assistenziale si è toccata quota 4 milioni 146 mila per un costo di 21,486 miliardi all’anno. Parliamo dell’invalidità civile, dell’indennità di accompagnamento, delle pensioni di guerra e degli assegni sociali per un totale di 3,7 milioni di assistiti. I beneficiari parziali sono, invece, 6,7 milioni di cui 3,8 con integrazione al trattamento minimo, importi aggiuntivi e maggiorazioni sociale. Significa che i pensionati assistiti totalmente o parzialmente sono il 40,61% del totale.
Tutto questo determina un aumento della spesa pubblica per l’assistenza e la previdenza contemporaneamente all’ulteriore incremento del debito pubblico che si avvicina a 3 mila miliardi di euro. E cresce anche il numero delle persone in povertà. Secondo Brambilla per far sì che tra dieci anni il sistema sia ancora sostenibile bisognerà mettere in atto della azioni strategiche come aumentare l’età del pensionamento, potenziale l’invecchiamento attivo dei lavoratori, attivare nuove politiche del lavoro.