Le detrazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia sono accessibili solo a coloro che rispettano determinate regole. Ecco quali.
Fino al 31 dicembre 2024, si potrà richiedere la detrazione al 50% per le spese sostenute per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, entro una soglia massima di 96 mila euro per ogni unità immobiliare.
I contribuenti possono detrarre ogni anno la propria quota, entro le soglie dell’IRPEF dovuta per l’anno di riferimento, ma non possono ottenere il rimborso per le somme eccedenti la tassa. Ad esempio, se la rata annuale detraibile è di 1.200 euro e l’IRPEF nell’anno considerato è pari a mille euro, l’importo residuale della quota annua detraibile (cioè 200 euro) non può essere recuperata. Non si ha, dunque, diritto alla cifra eccedente a titolo di riduzione dell’imposta dovuta per l’anno successivo.
La detrazione va suddivisa in 10 quote annuali di uguale importo, a partire dall’anno in cui sono state effettuate le spese.
Ricordiamo, tuttavia che la detrazione per gli interventi di recupero edilizio non è compatibile con quella al 65% per la riqualificazione energetica degli edifici e, dunque, il contribuente dovrà scegliere quale delle due richiedere.
Le normative che sono state approvate di recente hanno semplificato le procedure per richiedere la detrazione dei lavori di intervento edilizio in Dichiarazione dei Redditi. Basta, infatti, la semplice indicazione delle informazioni catastali relative all’immobile. Ma gli interessati devono anche presentare due ulteriori certificazioni. Scopriamo quali sono.
I contribuenti devono inviare all’ASL competente per territorio una comunicazione indicante:
Tale adempimento, tuttavia, è necessario solo se i Decreti Legislativi in materia di sicurezza nei cantieri lo prevedono.
Fondamentale è, invece, la trasmissione di un’apposita comunicazione all’ENEA, relativa a tutte le informazioni sul risparmio energetico apportato con gli interventi edilizi.
Per i lavori conclusi nel 2022, la certificazione va inoltrata entro 90 giorni dalla data di fine lavori (o dell’acquisto, per gli elettrodomestici), tramite il portale dell’Ente.
Per quali lavori sorge l’obbligo di comunicazione all’ENEA? Soltanto per quelli che consentono un risparmio energetico o prevedono l’uso di fonti rinnovabili, come gli interventi relativi alle strutture opache verticali (muri) e alle strutture opache orizzontali (coperture e pavimenti).
La comunicazione è, poi, necessaria per l’installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda e per la sostituzione di generatori di calore con caldaie a condensazione, con generatori di calore ad aria a condensazione, con pompe di calore, con sistemi ibridi o con generatori di calore a biomassa.
È, infine, richiesta per l’acquisto di elettrodomestici, come forni, frigoriferi, lavastoviglie, piani cottura elettrici e lavatrici.
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