L’incentivo Fornero permette al lavoratore e all’azienda di accordarsi per altri 4 anni di versamenti contributivi e una pensione maggiore.
Oggi la pensione è un traguardo ambito da chi ormai ha superato da tempo i 60 anni di età anagrafica e si chiede quanto dovrà ancora aspettare, prima di accedere al trattamento previdenziale – terminando la propria carriera lavorativa.
Ebbene, forse non tutti sanno che è possibile avere un importo più alto di pensione, a patto di restare al lavoro fino ai 71 anni. Vediamo più da vicino di che si tratta.
Se è vero che gli ultimi dati OCSE non fanno star tranquille le giovani generazioni che dovranno attendere di compiere 71 anni prima di raggiungere il requisito anagrafico per la pensione, è altrettanto vero che ci sono oggi lavoratori che potrebbero valutare di lavorare fino a quell’età – per prendere una pensione più corposa.
Proprio così: pur avendo ottenuto i requisiti per l’accesso alla pensione ordinaria di vecchiaia – di cui alla legge Fornero – ci può essere chi, magari ancora in buone condizioni di salute e appassionato del suo lavoro, preferisce restare in ufficio, pur avendo compiuto 67 anni di età ed avendo versato contributi previdenziali per almeno 20 anni.
Infatti le norme vigenti lo consentono: con il nulla osta del datore di lavoro, il lavoratore dipendente che abbia conseguito le condizioni di accesso alla pensione di vecchiaia, può optare per l’estensione della carriera, e dunque per il prolungamento della permanenza al lavoro, in azienda o in ufficio, fino ai 71 anni di età, al fine di far aumentare il proprio assegno previdenziale.
Teoricamente sarebbe licenziabile dal datore di lavoro, per il raggiungimento dei requisiti di pensionamento, ma il cd. incentivo Fornero rappresenta una deroga alle regole generali.
In sostanza, un accordo ad hoc tra lavoratore e datore di lavoro può allargare di ulteriori 4 anni, e fino ai citati 71 anni, il percorso professionale in azienda, tutelando di fatto contro i licenziamenti cd. ad nutum – e dunque contro la libertà che il datore di lavoro ha verso i dipendenti che hanno conseguito il diritto alla pensione di vecchiaia (67 anni d’età e 20 anni di contributi regolarmente versati).
In altre parole, il datore potrebbe opporre il licenziamento ad nutum, ovvero a piacere e secondo la sua discrezionalità – non dovendo rispettare un termine di preavviso né dando motivazioni scritte – ma l’incentivo Fornero impedisce questa libertà in presenza del consenso delle parti.
Da notare altresì che il limite della massima occupazione fino ai 71 anni d’età è stato confermato dal decreto del 18 luglio scorso (recante l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi
della speranza di vita) fino al 31 dicembre 2026, momento in cui avremo il nuovo aggiornamento della “speranza di vita”.
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