Pensione quota 103, i motivi per cui dire “no” alla misura

Quota 103 cambierà le sue condizioni nel 2024 e non sarà più tanto conveniente per i lavoratori. In più il Governo ha previsto incentivi per chi rimarrà al lavoro.

Chi rinuncerà a Quota 103 pur avendo maturato i requisiti di pensionamento potrà contare su una busta paga più ricca.  L’INPS chiarisce come funzionerà l’incentivo per i lavoratori.

Quota 103, meglio rimanere a lavoro nel 2024
Quota 103, meglio rimanere a lavoro nel 2024 (Gazzettapmi.it)

Le tre misure in scadenza al 31 dicembre 2023 sono state prorogate dalla Manovra 2024 ma con alcuni cambiamenti. L’APE Sociale avrà un requisito anagrafico più alto, 63 anni e cinque mesi, così come Opzione Donna. Le lavoratrici potranno lasciare il mondo del lavoro a 61 anni se non hanno figli, 60 anni con un figlio e 59 anni con due figli. C’è poi la terza misura, Quota 103, che permette il pensionamento a 62 anni di età e con 41 anni di contributi. Tali condizioni non varieranno ma ci saranno alcune modifiche che rendono lo scivolo decisamente meno appetibile.

I lavoratori che vorranno andare in pensione con Quota 103 dovranno accettare il sistema di calcolo contributivo pur avendo versato contributi anche prima del 1° gennaio 1996. Questo significa accettare un assegno pensionistico più basso con un taglio dell’importo variabile come accade per Opzione Donna. Un motivo sufficiente per rimanere a lavoro supportato da altre novità.

Quota 103, perché conviene rimanere a lavoro

Oltra all’introduzione del sistema di calcolo contributivo, per Quota 103 sono previste altre novità. Aumentano i tempi della finestra di decorrenza. Si allungheranno fino a sette mesi per i lavoratori del settore privato e fino a nove mesi per i dipendenti pubblici. E non finisce qui. Il tetto massimo dell’importo dell’assegno non sarà più di cinque volte il trattamento minimo bensì di quattro volte fino al compimento dei 67 anni.

I motivi per dire "no" a Quota 103
I motivi per dire “no” a Quota 103 (Gazzettapmi.it)

Tutti motivi che rendono Quota 103 meno soddisfacente per i lavoratori prossimi alla pensione. Ma c’è un’altra novità che spinge a rimanere a lavoro. Chi sceglie di non andare in pensione pur avendo maturato i requisiti di Quota 103  godrà di un incentivo relativo alla quota dei contributi riguardanti l’Assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti per i dipendenti e le forme sostitutive ed esclusive della stessa.

L’incentivo alternativo a Quota 103 permette al dipendente di richiedere il versamento in busta paga e non all’INPS dei contributi previdenziali a carico del lavoratore per i periodi di permanenza a lavoro oltre i 62 anni.  Si otterrà, così, uno stipendio più alto. Lo sconto include tutta la contribuzione Ivs dovuta dal lavoratore più l’eventuale contributo aggiuntivo dell’1% legato alle quote eccedenti il limite della prima fascia di retribuzione pensionabile con aliquote contributive inferiori al 10%.

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