Aver trascorso un periodo di convivenza prima del matrimonio consentirà di ottenere un assegno di divorzio dall’importo maggiore.
Il giudice dovrà tener conto di un eventuale periodo di convivenza prematrimoniale qualora debba definire l’ammontare dell’assegno divorzile e il diritto allo stesso.
La coppia che vuole divorziare dovrà tener conto di diverse indicazioni normative riguardanti l’affidamento dei figli, l’assegnazione della casa, l’erogazione di un assegno di divorzio. Concentriamoci proprio sull’assegno divorzile, un sostegno economico che uno dei due coniugi ha l’obbligo di erogare all’altro al verificarsi di determinate condizioni.
Nello specifico, l’assegno spetta se l’ex coniuge non ha oppure non può raggiungere un’autosufficienza economica. Secondo la Legge la prestazione è obbligatoria se l’altro non ha i mezzi adeguati o non può procurarseli per ragioni oggettive. Tale assegno dovrà garantire un sostentamento economico al coniuge meno abbiente al fine di consentirgli una vita dignitosa (non pari al tenore di vita prima del divorzio come avviene per l’assegno di mantenimento). Sarà il Giudice a valutare se assegnare o meno l’assegno divorzile (valuterà eventuali tradimenti, un eventuale nuovo matrimonio, la presenza di redditi vari) e a quantificarne l’importo.
Quando l’importo dell’assegno di divorzio dovrà essere più alto
Il Giudice nel quantificare l’importo dell’assegno divorzile terrà conto di diversi fattori come la durata del rapporto matrimoniale, le condizioni economiche e patrimoniali, il contributo effettivo che il coniuge richiedente ha dato alla vita patrimoniale, le potenzialità professionali e reddituali al termine del rapporto matrimoniale.
Scendendo nei particolari, dovrà considerare anche il periodo di convivenza prematrimoniale. In particolare, il Giudice valuterà il contributo che la persona che richiede l’assegno ha dato alla condizione familiare e alla formazione del patrimonio comune e personale degli ex coniugi. Verificherà l’esistenza nel periodo della convivenza delle scelte condivise dalla coppia che hanno avuto conseguenze sulla vita matrimoniale. L’attenzione sarà posta sui sacrifici e sulle rinunce richieste al coniuge debole, con particolare riferimento alla vita lavorativa e professionale.
Queste scelte potrebbero aver determinato l’attuale impossibilità di mantenersi in maniera autonoma dopo il divorzio. Si pensi ad una donna che ha rinunciato ad un lavoro o alla carriera per prendersi cura dei figli e della casa a tempo pieno. Una decisione condivisa dalla coppia durante la convivenza e supportata nel matrimonio che porte, però, ad una mancanza di autosufficienza con la rottura del rapporto.
La sentenza numero 35385 della Corte di Cassazione prevede che la convivenza prematrimoniale – secondo quanto detto – incida sull’assegno divorzile se risulterà essere stato stabile e duraturo.