Il Bonus Mamme è una delle misure contemplate nella Manovra di Bilancio 2024, che è in fase di approvazione definitiva.
L’idea nasce dalla volontà di agevolare le madri che lavorano e che hanno figli, o che intendono averne, e il bonus fa parte di una misura più ampia volta a incentivare la natalità.
Come spesso accade nelle decisioni politiche, però, non è tutto oro quello che luccica. Infatti alcune madri lavoratrici resteranno fuori dal Bonus mamme e inoltre – sempre nella Manovra di Bilancio – arriva lo “sgambetto” dell’Iva, con rialzi proprio su determinati prodotti per mamme e bambini: pannolini, seggiolini per auto, e anche gli alimenti per neonati subiranno pesanti rincari.
Come funziona il bonus mamme e perché si potrebbe definire discriminatorio – nonostante le buone intenzioni
Questo bonus è, diversamente da altri, una decontribuzione destinata alle madri lavoratrici, e dunque non si tratta di erogazioni in denaro.
La misura verrà applicata per il 2024, 2025 e 2026, ma solamente alcune donne che lavorano e hanno figli potranno beneficiarne.
In sostanza, la Manovra prevede un taglio del cuneo fiscale, in particolare quello contributivo, che sarà fruibile da:
- le lavoratrici madri con tre o più figli, per il periodo di gennaio 2024 a dicembre 2026, sarà introdotto un esonero del 100% della quota dei contributi previdenziali IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti) a carico del lavoratore fino al mese di compimento del diciottesimo anno di età del figlio più giovane.
- le mamme lavoratrici con due figli, a condizione che almeno uno dei figli abbia meno di 10 anni di età, e solamente per l’anno 2024.
Grazie a questa misura, le lavoratrici madri avranno un aumento del loro stipendio netto. L’ulteriore vantaggio di questa manovra potrebbe essere dato dal fatto che le madri potranno conciliare meglio la vita lavorativa e quella familiare, in pratica senza rinunciare alla prima – come spesso accade.
La nota dolente, però, sta nei dettagli del bonus, anche se la Manovra di Bilancio non è stata ancora approvata e tante cose potrebbero cambiare da qui al 31 dicembre 2023.
Le madri lavoratrici di cui sopra potranno beneficiare della decontribuzione solamente se hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Non si capisce come mai l’altra categoria di madri lavoratrici sia stata esclusa, perché tra l’altro chi lavora saltuariamente è svantaggiato proprio a livello contributivo, oltre che economico. Inoltre saranno escluse anche le madri che hanno un’occupazione nel lavoro domestico, e anche qui non si comprende bene il perché della distinzione.
Non resta che aspettare l’approvazione definitiva della manovra di Bilancio e sperare che siano apportati dei miglioramenti a una misura che, comunque, rappresenta già un segnale positivo.